Vito Bruno by Vito Bruno

Vito Bruno by Vito Bruno

autore:Vito Bruno [Bruno, Vito]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-09-05T22:00:00+00:00


Era ancora così emozionata, così perdutamente innamorata che sono andato leggero con la penitenza, solo un Pater Ave Gloria. Lei era rimasta colpita dalla mia clemenza, io avevo colto la palla al balzo per aggiungere una condizione: che l'amore non lo facesse più fino al matrimonio. Lei mi aveva sorriso sollevata, allegra, quasi con civetteria. Lo sapevamo tutt'e due che non era possibile mantenere quella promessa, che non si poteva fermare quella forza che la teneva sveglia la notte, quella dolcezza che la travolgeva: arrendersi era ciò che desiderava di più al mondo.

Ho cercato con lo sguardo "la terza panchina della rotonda partendo da destra" e mi sono detto che la città che mi stava attorno era anche quella storia, quella tenerezza.

Sono entrato in un altro bar, ho pranzato con un paio di tramezzini e poi me la sono presa comoda per tornare a casa. Non c'è altro stato d'animo per affrontare un viaggio in questa città da quando si sono arraffati anche i soldi per la nafta e trovare un autobus in servizio è come fare un terno al Lotto.

Dei lunghi tratti me li sono fatti a piedi, e camminare in certi posti dove non c'è alcuna ragione per andarci, da cui si passa a tutta velocità in macchina senza sprecare un solo sguardo, mi ha dato l'idea di un vero vagabondaggio, di un'insensata perdita di tempo, di una eccentrica vacanza tra quei palazzi disordinati, tra quei cortili malmessi, tra quelle terre sconosciute al confine tra periferia e campagna dove vivono gli uomini che come me abitano questa città.

Quando sono arrivato a casa è iniziato un lungo e complicato gioco di inseguimenti tra me e Giacomo: io ho fatto di tutto per non incontrarlo, e lui ha cercato di piombarmi addosso senza averne l'aria.

All'inizio sono stato più bravo io. Anche quando ci incontravamo, facevo in modo che ci fosse sempre altra gente e affrontare argomenti personali era praticamente impossibile.

Se lui ci provava, io, con una scusa, fuggivo.

Quando credevo d'averla fatta franca, almeno per quel giorno, sono caduto in un'imboscata. Giacomo mi aveva fatto capire che sarebbe uscito e invece era in cucina, ad aspettarmi.

Mi ha aggredito con una violenza di cui non lo credevo capace. Era fuori di sé e me ne ha dette di tutti i colori: che sono un irresponsabile, un bambino mai cresciuto, capriccioso e viziato, un cacasotto, un vigliacco che scarica sugli altri le sue incapacità, i suoi errori, la sua meschina nullità. Lui per colpa mia si era dovuto prendere un'altra lavata di capo dal vescovo, che era fuori della grazia di Dio. Non aveva saputo trovare un argomento che fosse uno per giustificare il mio comportamento assurdo, aveva balbettato per mezz'ora davanti al vescovo che schiumava rabbia per la mia tracotanza, per la mia superbia, per la mia offensiva mancanza di rispetto nei confronti non tanto di un superiore gerarchico, ma di un uomo di settant'anni che aveva avuto il semplice desiderio di incontrarmi e di parlarmi, fraternamente.

Invece io, con una pervicacia degna



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